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IL CONVEGNO
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Benvenuti al Convegno

La Verità Vera, il ritorno della Parola e i Cybergiornalisti
di Fiorella Dorotea Gentile


Video del Convegno: PrimaSessione, SecondaSessione

Organizzatrice del Convegno "Professione Giornalista: Nuovi Media, Nuova Informazione", con il patrocinio dell'Ordine Nazionale dei Giornalisti.

Mi è stata affidata la realizzazione di questo Convegno e quindi anche la scelta dei temi da affrontare. Ritengo per questo doveroso presentarmi e spiegare con quale intenzione e in quale visione nasce il progetto, che prenderà forma definitiva solo con il contributo di tutti: relatori, ospiti e visitatori del sito. Gli internauti potranno, tramite il forum, fare domande o dare un loro contributo d'idee al dibattito e seguire l'evento sul nostro sito www.e-journal.it (grazie a Radio Radicale che lo trasmette in streaming).

In questi giorni, siamo quotidianamente sconvolti da nuove verità e nuovi modi di vedere le cose, nuove filosofie, approcci differenti alla vita. I recenti avvenimenti hanno acuito questo cambiamento nella percezione del tempo e dello spazio. È tutto qui, in questo presente, che si è fatto più largo. Le società interconnesse vivono un ciclo continuo.
E noi che ci meravigliavamo dei giapponesi che non chiudevano mai le aziende per ottimizzare le produzioni!

Grazie ai nuovi media, l'uomo è dovunque, nello stesso momento, come non poteva mai pensare di essere. Tutto, o quasi tutto, il sapere è a portata di mano. Se prima dovevamo aspettare uno special televisivo o un inserto stampato per rivedere o rileggere qualcosa, oggi c'è un enorme archivio di testi e di registrazioni audio e televisive alla portata di tutti.

Se è vero che il figlio sceglie i genitori, come sostiene un filosofo americano studioso di antichi insegnamenti, io credo che, insieme a Domenico Marcozzi, membro della Giunta esecutiva FNSI, che ringrazio per la fiducia, sia stato il Convegno stesso a scegliermi, proprio perché sono una giornalista sui generis, multimediale ante litteram. Ho iniziato con la carta stampata; ho preso la tessera di pubblicista e poi, nonostante l’amore per la parola scritta e per il mestiere di giornalista, ero talmente curiosa di ogni nuova possibilità d'espressione che ho iniziato una carriera, che preferisco definire un viaggio, attraverso i paradisi e gli inferni della parola "detta" cioè dell'amata radio; della parola "vista", permettetemi di chiamarla così, cioè della televisione, che, pur offrendo il conforto di un altro spazio, in realtà distoglie dai contenuti, e della parola "venduta" (in senso letterale e non denigratorio), come avviene nella comunicazione aziendale, nella pubblicità e nella propaganda.

Ad ogni passaggio, credevo che quello seguente comprendesse tutti i precedenti e, di recente, che la Comunicazione forse l'arte di usarli tutti.
Ma questo non è il centro della questione.
Il core business per un giornalista non sta nella perfetta conoscenza di tutti i media, nonostante che un po' di cultura informatica non guasti, anzi giovi come stimolo creativo.

La vera abilità oggi non consiste nell'aggiungere, ma nel togliere. Nel divenire essenziali, andare al cuore delle cose e contemporaneamente valorizzare la propria unicità. Ci vuole preparazione, capacità critica, coraggio.





"In principio era la Parola" e di nuovo è la parola scritta che i nuovi media hanno contribuito a rilanciare, ad essere al centro della rivoluzione digitale.

Scriviamo tutti di nuovo, giornalisti e non: impulsivamente nelle e-mail, noncuranti degli errori; sinteticamente negli sms, nelle chat e nei forum.


La legge dice dei giornalisti che "è loro obbligo inderogabile il rispetto della verità sostanziale dei fatti, osservati sempre i doveri imposti dalla lealtà e dalla buona fede... "

Ma qual è la verità sostanziale? Come si fa a riconoscerla? Oggi si parla di una "giustizia giusta"
E la verità? Deve diventare più vera?


La domanda introduce un importante elemento di riflessione: l'autorità del singolo giornalista nell'esprimere e nel diffondere la propria opinione.
E se la sua opinione fosse stupida?
Non dico falsa, o di parte, che sono concetti cui siamo abituati, ma stupida, indegna d’essere divulgata e promossa. Che fare?

Formare dei giornalisti D.O.C., abili comunicatori, superesperti di tutto? Istituire scuole di formazione per cybergiornalisti infallibili?
Personalmente credo di no. Quale autorità sarebbe in grado di rilasciare un certificato del genere?


Credo piuttosto che per il giornalista è importante sviluppare una maggiore coscienza di se stesso (non conta solo quel che scrive, ma anche chi è come persona, perché scrive), mentre per il fruitore dell'informazione, è importante conoscere il giornalista, la sua storia, la sua vita.

Compreremmo una dieta dimagrante da un uomo grasso? Lasceremmo i nostri figli ad una babysitter violenta, cattiva, riprovevole o anche solo ignorante? Certamente no.
Perché allora dovremo lasciare l'informazione in mani simili?

Ma cosa veramente è d'interesse pubblico: quello che la gente chiede o quello di cui ha bisogno?
Non è facile fare informazione.


L'Online amplifica a dismisura il fenomeno. Le notizie sono anche troppe. È come in un self-service. Tutto lì, sul bancone; ognuno prende quel che vuole. La grande macchina Internet rende tutto raggiungibile. Ogni cittadino può con facilità trasformarsi in ricercatore. Il lavoro incrociato dei motori di ricerca e dei software permette un setacciamento e una personalizzazione dell'informazione che, sebbene imperfetti, sono infinitamente più ampi e più rapidi che in passato.

Le notizie sembrano non aver più bisogno d’intermediari. Sono come le arance in Sicilia, troppe, se non si trovano i mezzi per inviarle a chi non ne ha, o per destinarle ad un uso diverso. C'è il rischio di perdere tempo e di smarrirsi.
Le news come materia prima, prodotto non lavorato.
Qual è allora il compito del giornalista, apparentemente minacciato da tanta automatizzazione?
Azzardo delle risposte: aggiornarsi quanto gli basta, ma soprattutto acquisire consapevolezza del suo contesto.
Affinare le capacità personali, il suo ruolo di uomo, limitato ma unico, realizzare la sua soggettività.


Proprio nel momento in cui la rivoluzione operata dai nuovi media consente di 'industrializzare' le notizie, così com'è già successo agli altri prodotti con la rivoluzione industriale, si fa più forte l'esigenza di un immettere sul mercato, accanto al 'semilavorato' delle notizie nude e crude, solo un po' tagliate, un vero prodotto di alta qualità artigianale, quello del giornalista che si fa 'stomaco' del corpo sociale, pre-digerendo per gli altri alcune realtà, sperimentandole fisicamente, psicologicamente, intellettualmente e emotivamente, per poi esprimere il suo leale e soggettivo punto di vista.

Niente di più straordinario della " follia del singolo ".

Dico follia perché il pensiero personale, quand'è creativo, è in qualche maniera quasi sempre eversivo del pensiero precostituito e tradizionale e deroga non solo dalle visioni partitiche, ma spesso anche dalla morale in uso, che, non dimentichiamolo, muta anch'essa. Lentamente, ma muta.


Per tirare le somme, al giornalista non si deve più chiedere di essere oggettivo; non potrà esserlo mai completamente, per quanto si sforzi. Lo si lasci libero di veleggiare in tutta la sua soggettività e follia ragionata, come un'artista che dipinge la sua tela.
Chi si permetterebbe di imporgli colori e forme? Solo il pubblico, di detrattori ed estimatori, sarà misura non della sua grandezza, ma della sua efficacia nel raggiungere le menti di chi legge o sente, meglio ancora se anche il cuore.

Una migliore Informazione non dipende solo da chi la fa, ma anche da chi ne fruisce, dal publico, che i nuovi media esortano a diventare soggetto attivo, critico, in grado di confrontare più offerte, rifiutare, e anche sostituirsi, in caso non sia soddisfatto di quanto gli offra il mercato.


La vera rivoluzione non è dei bit, ma dell’uomo, di ogni uomo, fornitore o fruitore dell'informazione. Il grande merito dei nuovi media è quello di consentire all'individuo il massimo della libertà fisica sin qui possibile e, nello stesso tempo, il massimo dell'interconnessione. Questa è la vera rivoluzione.

Credo che un convegno sui Nuovi Media e sulla Nuova Informazione non sia altro che un convegno sull'uomo, su ciascuno di noi e noi tutti, ovvero sulle singole esperienze, la singola notizia, la vita dell'uomo e il suo inserimento nel tutto. Una nuova consapevolezza di chi si è e con chi si è. Una nuova coscienza…


… e chiudo, invitando a riflettere sull'etimologia di due parole: Intelligenza, dal latino inter legere, ovvero raccogliere, scegliere, legare insieme e Coscienza, dal latino cum scire, sapere con, sapere insieme.

La Coscienza non è solo la prerogativa interiore, che contraddistingue alcuni visionari, ma anche l'insieme delle scienze, l'affiancamento e la coniugazione dei saperi, l'avvicinarsi al vertice di un triangolo in cui tutte le conoscenze e le arti, compresa quella del giornalista, s'incontrano, si conoscono, come ad esempio qui, in questo Convegno, e lavorano fianco a fianco per promuovere un'Umanità in cui non sia più possibile che la mano destra non sappia quello che fa la sinistra, dato che appartengono ad un solo corpo. Il nostro.
Benvenuti.





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