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  "Passeggiavo con due amici quando il sole tramontò. Il cielo divenne all'improvviso di un rosso sangue …
I miei amici proseguirono il cammino, mentre io, tremando ancora per l'angoscia, sentii che un grido senza fine attraversava la natura".


Edvard Munch - 1892
(Convegno - Saluti Finali)

Il Grido

di Fiorella Dorotea Gentile



Lo scopo di questo convegno è stato di far conoscere meglio un settore in grandissima espansione, come è quello dei Nuovi Media, di presentare alcuni dei principali protagonisti e di farli incontrare.
E quando gli uomini s'incontrano, nascono nuove opportunità, nuovi discorsi o nuove polemiche.

Anche questo convegno, alla fine felicemente varato, è nato tra incertezze, resistenze e opposizioni.
Spesso i giornalisti guardano con sospetto il cosiddetto Online, specie perché temono, e spesso è vero, di non saperne abbastanza. Preferiscono muoversi nei territori del conosciuto… ma quello di chiudersi è un lusso che nessuno oggi può più permettersi.

Quando gli uomini e le loro idee s'incontrano, spesso si scontrano, e personalmente credo debba essere così, se lo scopo delle battaglie è evitare la guerra e crescere insieme in nuove sintesi.

Abbiamo differenti modi di vita, differenti possibilità, grandi divari che sembrano incolmabili. Parliamo lingue diverse, anche quando parliamo la stessa.
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Sento il bisogno di portare virtualmente a questo tavolo di relatori altri protagonisti, fin qui non rappresentati: i ragazzi, le loro istanze, i loro stili di vita.
Mi faccio portavoce di chi non mi ha eletto tale, perché sento che è giusto e perché condivido a pieno la loro posizione.
Oggi i giovani che chiedono la pace non stanno auspicando un pacifismo dalle armi spuntate, una fiacca rassegnazione al peggio.
Stanno chiedendo di combattere, sì, ma su altri piani, meno volgari e disumani di quello delle armi e delle bombe.

Hanno un'altra testa, obiettivi diversi e anche stili di vita diversi: spesso, certo non sempre, più solidarietà sociale, più coscienza, preparazione e serietà.
I giovani che chiedono la pace, e molti altri con loro, chiedono di combattere e lavorare per un'Umanità migliore, che si lasci alle spalle le avidità territoriali, le gelosie dei ruoli, l'egoismo e soprattutto la stupidità. Nessuno è totalmente esente da questi limiti, che poi portano guerra, dolore e una cultura della morte, contro la quale il giornalista deve lottare almeno quanto lotta per non farsi prevaricare come professionista.

I ragazzi che chiedono la pace, e non solo loro, mi ricordano il quadro di Edvard Munch, quel quadro con una balaustra che corre all'infinito e una bocca spalancata in un grido. (The Cry, 1892). Un grido su una tela, che, proprio perchè inudibile, è ancora più simbolico della condizione di chi non è rappresentato, non è ancora ascoltato.

I ragazzi sono un grido, contro l'orrore che vedono intorno, un grido anche contro la rozzezza del mondo con cui si devono confrontare, da cui spesso vorrebbero fuggire.
I giochi e le battaglie virtuali cui si sono formati sono molto più acuti, veloci, creativi delle battaglie di cui vediamo in tv, sentiamo per radio, leggiamo sui giornali. Sono giochi che insegnano l'attenzione, la concentrazione sull'obiettivo, il coraggio. Gli ostacoli sono mostruosi, spietati, e anche un po' ridicoli. I ragazzi hanno maggiore distacco dai problemi dei loro genitori. Sanno di doversene occupare, non preoccupare.

È una questione di linguaggio e di lunghezza d'onda, di crescita dell'intelligenza del pianeta.

Il vecchio mondo, cui appartengono anche alcuni giornalisti, ha una velocità, una visione e un capacità di relazionarsi con l'esterno, paragonabile al primo livello di un personaggio di un gioco di ruolo per ragazzi. Ancora adesso, molti colleghi, specie in provincia, intendono il giornalismo come poco più di un racconto in piazza, con tutto il repertorio di spettacolarizzazione e faziosità richiesto dai suoi schieramenti politici e psicologici.
Non va bene.

Così possiamo solo sostituire una generazione all'altra, come è stato fatto finora. E ritrovarci tra trent’anni a fare gli stessi errori… ci saranno altri al posto nostro, lo stile sarà diverso, ma l'errore lo stesso. Ora occorre un passo in più, un passo in avanti. È tempo di cambiare, è tempo di crescere.
Non è un problema d'età, dobbiamo solo assumere un giusto atteggiamento.

Occorre accettare la sfida del nuovo, l'antagonismo. Occorre intelligenza e coraggio, accettare le piccole e grandi battaglie quotidiane che possono metterci in grado di vincere la grande sfida. Quella di non dichiararci guerra.
L'obiettivo vero è riuscire a comunicare, nonostante le differenze psicologiche e culturali che ci infastidiscono tanto, nonostante le differenze economiche e sociali che uccidono.

Fino a quando non riusciremo a fare questo, ci saranno sempre troppi deboli e troppi poveri, come ci sono nel branco animali zoppi e malati, che vengono lasciati indietro perché siano divorati dal nemico al posto nostro. Laddove il nemico è la fame, la sete, la povertà e l'ignoranza.

Il nostro convegno è stato un piccolo contributo destinato a chi ne volesse sapere di più su un tema così rilevante come i nuovi media e l'informazione.

Personalmente sogno che, più che parole o concetti, vi portiate dentro qualche certezza, qualche speranza in più.

Grazie di essere intervenuti.



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